di Peter Ciaccio, Claudiana, Torino 2011 (con una prefazione di Dario E. Viganò).
Cosa può dire l'autrice della saga di Harry Potter, Joanne Rowling, alle persone di fede? Quanto della sua fede e cultura cristiana traspare nella sua opera? La risposta è "molto, ma non troppo". La Rowling non è C.S. Lewis, che porta le sue doti di apologeta e polemista cristiano nelle Cronache di Narnia. Al contrario, la scrittrice britannica riesce a narrare a tutti la sua storia, a non chiudersi in un settarismo culturale, a vivere nel mondo con una prospettiva universale. Per fare questo porta nella saga di Harry Potter il meglio della riflessione femminista, ovvero l'analisi e la critica del potere. Il cristianesimo si è spesso connotato come movimento anti-magico, macchiandosi nei secoli del sangue di presunti maghi e streghe, promovendo riti discutibili e torture atroci a causa di un'ossessione (ai nostri occhi) delirante nei confronti di persone molto probabilmente innocenti dei crimini loro ascritti. Eppure la fede non può sopravvivere senza la fantasia. Senza fantasia non si può concepire un amore grande come quello di Dio. Senza fantasia non si può comprendere l'opera di Cristo per l'umanità. Parliamo della stessa fantasia che ha permesso ai grandi scienziati di avere intuizioni straordinarie. E allora la teologia non può tirarsi indietro da un confronto con la più famosa opera di fantasia contemporanea. Peter Ciaccio |
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